Svāmījī, quando si è pronti per lo yoga? Qualsiasi scienza, arte, o materia di studio richiede sempre qualche elemento di qualificazione da parte di chi la vuole apprendere. Lo yoga, quale scienza spirituale, non si sottrae a questa esigenza. Gli Yogaśāstra, testi dello yoga, enfatizzano la selezione effettuata dai Maestri in base alle qualità degli aspiranti studenti. Bisogna ricordare che lo yoga tradizionale è rigorosamente iniziatico. I maestri rivelano i “segreti” della disciplina solo a discepoli che ritengono pronti (adhikāri), dopo averli, a lungo, sottoposti a prove, e averli osservati con grande attenzione.
Nel Kulārṇavatantra (ullāsa XIII) si afferma: “Il discepolo scelto sarà dotato di caratteristiche favorevoli; dedito alla sādhanā che porta al samādhi, di buona qualità e cultura, pulito nel corpo e negli abiti, saggio, devoto al dharma, puro di mente, costante nelle osservanze, dotato di fede e devozione, diligente, parco nel mangiare, di pensiero profondo, eroico, osservatore, abile in ogni azione, gentile, grato, riconoscitore del sacro e del bene, credente in Dio, liberale, impegnato nel bene di tutte le creature, modesto, capace di compiere l’impossibile, entusiasta e coraggioso, sincero, incapace di calunniare e biasimare gli altri, di intelligenza aperta, disposto ad accettare le critiche su di sé, dai sensi controllati, soddisfatto di sé, libero da pene, malattie, volubilità, delusione e dubbio,entusiasta della meditazione, adoratore della Śakti, sempre vicino al Guru, sempre impegnato al suo servizio, e così via”.
Qui mi fermo perché l’elenco delle qualità dello studente, nel testo citato, è ancora lungo e dettagliato. Similmente, nel Vedānta si raccomandano al discepolo, come prerequisiti, le seguenti qualità:
Discernimento
Non attaccamento
Controllo dei sensi
Serenità mentale
Rinuncia alle azioni egoistiche e accettazione di ciò che è pertinente al Sé
Sopportazione dell’attività degli opposti
Fede
Assorbimento in Dio
Aspirazione alla liberazione
Il suono dolcissimo della parola divina diventa udibile quando il cuore viene purificato dalle suddette qualità; lo yoga ha un solo scopo: la purificazione del citta. Con l’estinzione dell’attività delle impressioni subconscie, l’uomo si libera da ogni condizionamento e ottiene la mukti. Naturalmente si possono praticare le tecniche yoga per le motivazioni più svariate: per la salute, contro l’insonnia, per migliorare le qualità fisiche e psichiche, e così via. Tutti motivi rispettabili, ma non è questo lo scopo dello yoga. Il suo obiettivo è la conoscenza del Sé, il risveglio alla nostra reale natura.
Non dimentichiamo che lo yoga nasce, cresce e si alimenta nelle varie tradizioni indù (śaiva, vaiṣṇava, śakta, smārta) e viene assimilato anche dal jainismo, dal buddhismo e da altre religioni asiatiche ed extra-asiatiche. Lo yoga è una pratica religiosa nel suo senso più ampio, ossia “riunire” ciò che appare separato dalla sua origine suprema. Si è tentato e si tenta di snaturare lo yoga negando la sua matrice religiosa e spirituale, ma questo non è yoga. Si è pronti al vero yoga quando la nostra aspirazione è fuoco inestinguibile che arde nel cuore come puro amore. Lo yoga è per tutti, ma non tutti sono per lo yoga.
“Io ti ho insegnato questa scienza, o Arjuna, per il tuo
beneficio. Questo yoga segreto non deve mai essere
insegnato a colui che non pratica austerità, a chi è pri-
vo di devozione, a chi non vuole ascoltare e in nessun
caso a colui che parla male di Me.”
(Bhagavad Gītā, XVIII.67)
