Da circa dieci anni l’U.I.I. partecipa al progetto del Comune di Milano “Incontriamo le religioni del mondo”, nato con l’obiettivo di promuovere il dialogo interculturale attraverso occasioni di conoscenza, scambio e confronto. Il progetto è rivolto alle classi quinte della scuola primaria, con incontri gestiti da associazioni e organizzazioni religiose iscritte all’Albo del Comune o che hanno l’intesa con lo Stato, appartenenti alle cinque grandi tradizioni: buddhista, cristiana, ebraica, induista e musulmana. Il progetto si basa sull’idea di far conoscere le differenti culture religiose attraverso un approccio basato sull’esperienza: feste, tradizioni, riti, principi comuni a tutti.
Raccontare il Sanātana dharma in un’ora è stata per tutte le volontarie del progetto una sfida importante: ci siamo chieste quale fosse il modo migliore per esporre il nostro sentire, già diverso tra di noi, a dei bambini, e come raccontare i principi che determinano questo percorso.
È nata così l’idea di raccontare una storia con l’ausilio di disegni e immagini in movimento, che possa coinvolgere i bambini nella semplicità di eventi che si susseguono ma che allo stesso tempo lasci aperta l’interpretazione e la riflessione su temi importanti: la creazione, l’Uno indivisibile, il tempo ciclico, la non violenza, la devozione.
I bambini a questa età non hanno ancora preconcetti strutturati e sono propensi all’ascolto di storie che vengono da lontano, sono molto curiosi di sentire realtà diverse dalle proprie e lo esprimono attraverso la loro partecipazione e le loro domande.
Al termine della storia c’è un momento di riflessione insieme e lo spazio per le domande che sono sempre tante, a volte semplici, a volte invece che richiedono risposte complesse.
Tra le domande più frequenti c’è quasi sempre come mai siamo induisti dato che siamo nati in Italia, se anche le nostre famiglie sono induiste, se siamo vegetariani, quali sono le nostre feste più importanti. È stato bello vedere interesse anche da parte delle insegnanti che alcune volte hanno reso l’intervento più attivo e interessante.
Spesso i bambini iniziano un lavoro manuale proposto da noi: disegnare e ritagliare un elefantino di cartone che poi viene decorato e su cui scrivono un pensiero felice. Al termine di ogni incontro, che dura sempre un’ora, ma che spesso ci sembra un tempo indeterminabile, alcune parole sono ancora nell’aria, alcune sulla lavagna, altre sui quaderni dei bambini, altre ancora sono appese, scritte sugli elefantini che formano una fila intrecciata di proboscidi e code, come una mālā di pensieri felici a cui tutta la classe può attingere durante l’anno. Ci lasciamo alle spalle una classe per incontrarne quasi sempre, subito dopo, un’altra, e alla fine della giornata qualche volto, qualche voce si confonde, ma nell’insieme si esce sempre con un sorriso stampato sul volto e la sensazione che in questo scambio anche noi abbiamo imparato qualcosa.
“Entrare in rapporto con i bambini è stato facile, sono pronti al dialogo e alle riflessioni con tantissime domande. Alcune volte, negli incontri il tempo è corso così veloce che la loro curiosità non ha lasciato lo spazio di terminare i lavoretti finali. Ogni classe è diversa con momenti significativi che mi sono portata a casa, come ad esempio l’abbraccio di gruppo di tutta la classe insieme che mi ha molto emozionata, o i disegni con simboli induisti che mi hanno regalato. Tutte le domande poste sono state per me momento di riflessione e di stimolo a fare sempre meglio, confermando che l’impegno e l’agire con amore sono sempre ripagati.”
Someśvarī
“Spesso ho avuto davanti un uditorio multiculturale in quanto gli alunni della classe provenivano da paesi europei o extra-comunitari, per lo più di seconda generazione (infatti molti di loro sono figli o nipoti di immigrati nel nostro paese circa 20-30 anni fa): parecchi sono intervenuti facendo paragoni con la loro cultura d’origine, alcuni hanno partecipato scarsamente e altri ancora hanno riconosciuto i principi e gli insegnamenti della loro cultura d’origine (indiana, bengalese o dello Sri Lanka). Ho anche riscontrato un numero considerevole di bambini con genitori praticanti lo yoga, la meditazione e interessati alle culture / discipline orientali con le quali sono venuti a contatto in occasione di viaggi in quei paesi.”
Dayāvatī
