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L’uomo moderno deve affrontare un nemico insidioso che minaccia ogni momento della sua esistenza, diventata ormai una “corsa al successo”, e nei confronti del quale il corpo, la mente e le emozioni non riescono spesso a opporre una risposta positiva di adattamento: lo stress, la vera malattia del secolo. Tale fenomeno complesso complesso che coinvolge risorse cognitive, emozionali, neurovegetative e comportamentali non risparmia nessuno minacciando di soffocare la mente nella confusione: gli studenti sui banchi di scuola, le forti pressioni nel mondo del lavoro, la competitività, attività lavorative rischiose a cui si sommano le responsabilità e gli incarichi legati alla vita quotidiana.

Come sfuggire a questo vortice di stress che non risparmia nessuno?
I termini “tensione”, “pressione” e “stress” sono praticamente sinonimi usati per descrivere l’enorme consumo di energia nervosa richiesta dalle condizioni o situazioni della vita moderna. Lo si può facilmente osservare quando un medico, un avvocato, un uomo d’affari o un politico deve incontrare molte persone, affrontare problemi difficili e trovare soluzioni immediate. Il corpo umano non è fatto per agire ininterrottamente, con il risultato che il sistema nervoso è sottoposto a un livello costante di forte tensione e il sistema muscolare diviene “rigido per abitudine” e genera stanchezza mentale, emotiva e fisica. Quante volte sentiamo le persone lamentarsi “faccio una vita stressante”, “tutta colpa dello stress!”.

Lo stress è un meccanismo naturale di difesa del corpo e della mente, è l’abilità naturale che il sistema umano ha sviluppato nell’arco di millenni per far fronte alla tensione e alle sfide dell’ambiente. La capacità di sopportare lo stress varia da persona a persona. Ogni individuo ha una sua soglia massima entro la quale è in grado di sopportare lo stress e far fronte alle esigenze dell’ambiente esterno.

La personalità, il temperamento individuale e la stabilità emotiva determinano la soglia massima di stress, ma quando esso supera tale soglia, allora la persona vi soccombe. In tali condizioni, il corpo e la mente cercano di ridurre, evitare o allontanare la causa dello stress; se tuttavia esso persiste e aumenta, l’individuo rischia di ammalarsi di malattie comuni che si sono diffuse come un’epidemia negli ultimi decenni: insonnia, asma, coronaropatie, ipertensione, cancro, disturbi sessuali, diabete, esaurimento nervoso e comportamento nevrotico, per citarne alcune. Vittime dello stress, le persone cercano sollievo ricorrendo a rimedi veloci come psicofarmaci, alcol, fumo, alienazione emotiva. Queste non sono certamente soluzioni, ma al contrario creano ulteriore stress e aggravano il problema.

Ricerche recenti hanno dimostrato il ruolo che lo stress, o piuttosto l’ansia, ha nel processo dell’invecchiamento precoce e nell’eziologia della malattia. Si presuppone che esperienze stressanti frequenti causino l’arresto dei meccanismi omeostatici autoregolanti dell’organismo, indebolendo il sistema immunitario e rendendolo più vulnerabile alle infezioni, causando svariate malattie, invecchiamento precoce e, nei casi più gravi, morte prematura o improvvisa. È importante rendersi conto che l’atteggiamento che si ha nei confronti delle esperienze e dello stress è una delle cause principali che determinano l’insorgere del problema. Il rilassamento e l’esercizio aiutano ad alleviare lo stress, ma raramente sono l’unica soluzione, poiché non affrontano le cause della tensione. È necessario capire dove si trova il problema, se nel modo di pensare, nel comportamento oppure in una combinazione di entrambi, e quindi sviluppare la capacità necessaria per estirpare la radice della causa. Per esempio, se una persona ha abitualmente un atteggiamento di sottomissione, svilupperà un senso di inferiorità che la farà sentire come uno “zerbino” e, pur praticando il rilassamento, diventerà semplicemente uno “zerbino rilassato” anziché teso, ma tutti continueranno a calpestarlo! Inoltre, se non mostra segni di stress o tensione, lo faranno a cuor leggero! Pertanto, è necessario imparare ad analizzare la causa del proprio stress e sviluppare la capacità di combatterlo.

Per fare questo sono necessarie una grande motivazione, costanza e una pratica adatta. Lo yoga è una scienza spirituale per lo sviluppo integrato del nostro essere psicofisico ed etico-spirituale, è una filosofia pratica applicabile nella vita di tutti i giorni. La ricerca ha dimostrato che lo yoga produce cambiamenti fisiologici positivi e ha solide basi scientifiche. Il concetto yoghico di salute e malattia ci permette di comprendere che molte cause dei disturbi fisici sono radicate nella mente. In un’ottica yoghica, adhi, l’aspetto più elevato, ossia la mente, è la causa, e vyādhi, l’aspetto più basso ossia il corpo, solo l’effetto. Prestando attenzione alla propria storia personale, si può quasi sempre risalire alle origini della patologia psicosomatica individuando gli schemi delle pressioni emotive passate.

Osservando la malattia da un punto di vista yoghico, si può notare che i disturbi psicosomatici sembrano progredire attraverso quattro fasi.

Fase psichica: questa fase è caratterizzata da sintomi psicologici e comportamentali lievi ma persistenti di stress, irritabilità, disturbi del sonno e altri sintomi minori.

Fase psicosomatica: se lo stress continua vi è un aumento dei sintomi e l’inizio di sintomi fisiologici generalizzati quali ipertensione e tremori occasionali.
Fase somatica: questa fase è caratterizzata da un crescente malfunzionamento degli organi, in particolare dell’organo bersaglio o coinvolto. In questa fase si evidenzia l’inizio di uno stato patologico.
Fase organica: questa fase è caratterizzata dalla manifestazione palese del cosiddetto “stato di malattia”, con cambiamenti fisiologici come stomaco ulcerato o ipertensione cronica, che si evidenziano nella loro totalità.

Spesso, tuttavia, gli stadi iniziali del processo della malattia sono sottovalutati e l’ultimo stadio è visto come un’entità a sé stante. La persona pensa che la malattia sia comparsa all’improvviso, incapace di vederne la relazione con le proprie abitudini di vita e i propri pensieri. La medicina moderna considera l’essere umano solo dal punto di vista del corpo fisico, annamaya-kośa, ignorando la totalità dell’essere umano costituito dai cinque involucri, pañcakośa, e dai tre corpi, triśarīra.

Alcuni esempi di disturbi psicosomatici direttamente collegati allo stress comprendono raffreddori comuni, ulcere, mal di testa, mal di schiena, dolori al petto, colon spastico, stitichezza e diarrea, ma l’elenco è molto più lungo. La scienza non è ancora riuscita a spiegare perché lo stress colpisca un organo piuttosto che un altro, ma sicuramente nel processo sono coinvolti la genetica, l’alimentazione, l’apprendimento condizionato; la soluzione va ricercata soprattutto nella propria struttura mentale. In altre parole, ciò che è sempre più chiaro è che lo stress è alla radice di tutti i disturbi psicosomatici del sistema dell’organo coinvolto.

La scienza e l’arte dello yoga sono in grado di fornire valide soluzioni alla maggior parte dei problemi dell’uomo moderno il quale però non sempre è in grado di comprendere questa antica disciplina evolutiva. Egli vorrebbe che fosse la sua “pillola miracolosa”, da prendere una sola volta affinché tutti i suoi problemi svaniscano nel nulla. La realtà è che lo yoga è una scienza olistica che considera l’essere umano composto di corpo, mente e spirito, e deve essere appresa e praticata tenendo presente questa visione. La pratica regolare dello yoga come stile di vita è senza dubbio una panacea per i problemi legati allo stress e ai relativi disturbi indotti da esso.

Yoga non vuole dire eseguire posizioni da contorsionista, ansimare alcuni prāṇāyāma o dormire durante ciò che definiamo “meditazione”. Lo yoga è uno stile di vita integrato in cui la consapevolezza deve essere sistematicamente coltivata nella società stessa e non in una qualche caverna isolata sulle montagne o in una capanna nella foresta. Questo è il motivo per cui Pujya Swamiji Gitananda Giri Guru Maharaj affermava: “Lo yoga è la scienza e l’arte della rettitudine di corpo, mente ed emozioni”.

Tāla-kriyā

Tāla-kriyā, lo stiramento ritmico, può essere eseguita in posizione supina, come esposto di seguito, oppure in piedi. Il termine tāla ha diversi significati tra cui quello di “ritmo” o di “albero di palma”; in entrambi i casi è usato qui per indicare un movimento oscillatorio o ritmico.

FASE 01
Sdraiati in śava-āsana, inspirare e inarcare la schiena sollevando la parte bassa della colonna vertebrale. Esalando riportare la schiena distesa a terra. La respirazione addominale accentua il sollevamento della parte bassa della schiena. Non sollevare né i glutei né le spalle da terra, ma inarcare semplicemente la schiena dalla posizione supina eseguendo respirazioni profonde.
FASE 02
Sdraiati in śava-āsana, scuotere le anche e le gambe verso il basso cercando di stirare al massimo la regione lombare. Per intensificare tale azione, immaginare di “camminare con i glutei” come fossero i propri piedi, mentre la parte alta del corpo e le spalle rimangono ferme. Dopo alcune ripetizioni, sospendere il movimento di trazione verso il basso, ed eseguire la stessa tecnica nella direzione opposta immaginando di “camminare con le spalle”, sino a che la porzione centrale e alta della schiena si allunghi a tal punto che le anche si spostino dalla loro posizione iniziale. A questo punto fermarsi e ondeggiare il capo. Si deve avere la sensazione che tutto il corpo sia in trazione e che le vertebre si separino.
FASE 03
Ondeggiare lentamente il capo da una parte all’altra, così da stirare dolcemente il collo verso l’alto, per sciogliere eventuali contratture.
FASE 04
Sollevare le braccia oltre il capo con il dorso delle mani appoggiato a terra, inspirare profondamente, trattenere a polmoni pieni e tendere verso il basso con le dita dei piedi e verso l’alto con le dita delle mani, poi con l’espirazione lasciare andare tutta la tensione. Una buona pratica di tāla-kriyā prevede la respirazione completa delle tre sezioni polmonari: spingere verso il basso le gambe e i piedi con la respirazione addominale, stirare la parte centrale del corpo con la respirazione toracica e spingere il petto e le braccia verso l’alto con la respirazione clavicolare. Ripetere ogni parte sei o sette volte prima di passare a quella seguente, o sino a quando non si ha la sensazione di essere fisicamente rilassati.